Una gara, quella ciociara, che per certi versi divide l’opinione pubblica degli appassionati. C’è chi da un lato discorre della straordinaria vittoria di Mario Trotta, che dopo ripetuti tentativi e per giunta con una vettura “inferiore” ai competitor è riuscito a primeggiare su tutti, dall’altro invece chi rivendica il successo di Nicola Pagnozzi che nonostante tre vittorie di speciale ed una leadership ampiamente sotto controllo ha visto privarsi della vittoria, non dal “Dio Cronometro”, ma da una penalità inflitta a seguito di un ritardo sulla partenza della Ps5, causa intervento dei Carabinieri. Non per questi motivi, che futili non sono, bisogna deprezzare l’impresa che Mario Trotta e Guido Di Stasio hanno realizzato.
La piccola Peugeot 106 versione Gr A6 è un’auto che preparata nel modo giusto permette grandi cose, ma al tempo stesso richiede un pilota alla guida che sappia sfruttarla oltre il limite. La potenza non è sempre sinonimo di imbattibilità, talvolta (anzi sempre) questa deve essere integrata con un giusto stile di guida, bellicoso e arrembante ma anche attento e pulito all’occorrenza. Mario Trotta già da diverse gare ha dimostrato ampiamente di essere il pilota giusto per una Peugeot 106 Gr.A, e la vittoria di questa gara conferma che ci troviamo di fronte ad uno dei pochi piloti nazionali in grado di portare oltre il limite la piccola vettura francese. Tornando alla vittoria, questa, rispetto a quella sfiorata al “Valle del Liri” sembrava fosse davvero inarrivabile, e tutto sommato inattesa lo è stata e come. Mario Trotta e Guido Di Stasio sono stati i primi a saper “approfittare” delle sventure altrui, e nelle gare bisogna essere bravi anche ad attendere l’occasione giusta, qualunque essa sia. Infatti nonostante due quarti e due quinti posti nelle tre prove speciali ripetute due volte ognuna, l’equipaggio ciociaro è riuscito a primeggiare su tutti, come? Beh sul come ci sarebbe da discutere per giornate intere, in quanto l’argomento toccherebbe non solo la materia rallistica e quella regolamentare ad essa collegata ma anche in un certo modo una questione prettamente sociale e morale.
IL CASO PAGNOZZI
E’ di sicuro la questione che più ruba l’attenzione e che, soprattutto attraverso i social, ha creato in poche ore ampi spazi di dibattito per quello che è successo. Un qualcosa che, ahimè, prevale anche sul vincitore e sulla vera cronaca della gara. Come anticipato, il driver campano Nicola Pagnozzi, navigato da Gino Abatecola, è riuscito fin dalla prima prova ad imprimere un ritmo tale da consentirgli già dopo tre prove di pensare solo a gestire il vantaggio sugli altri fino all’arrivo, un arrivo che di sicuro lo avrebbe incoronato vincitore della gara. Purtroppo qualcosa non è andato, e quando ad andare storto non è il tempo fatto segnare in prova o al massimo l’affidabilità della vettura, ovviamente non puoi non provare nervosismo per come è andata. I sei minuti di penalità inflitti a Pagnozzi sono nati dal ritardo con cui, dicono, sia partita la PS5, un ritardo causato dall’intervento di una pattuglia dei carabinieri, che dopo aver visto il pilota riscaldare le gomme prima di entrare in prova ha deciso di intervenire bloccandolo sull’inizio “piesse”. Ora, da un lato le regole prescrivono che i tratti di strada colleganti le prove speciali e gli altri punti d’interesse (assistenza, riordino ecc.), devono essere percorsi rispettando le norme del codice della strada, quindi limiti e quant’altro devono valere sia per l’automobilista normale che per il pilota impegnato in un rally. Chi sostiene questa tesi ovviamente è chi un rally non sa neanche cosa sia o come si svolga. Così come avviene in quasi tutte le discipline motoristiche su pneumatici, questi necessitano di raggiungere una temperatura minima nel quale, la gomma da competizione appunto, riesca a rendere al massimo in funzione di quello che gli viene chiesto e cioè percorrere un “circuito” in modo “alterato” rispetto a quanto si faccia con un’auto normale che rispetti i limiti del codice, altrimenti se ciò non fosse necessario si potrebbe tranquillamente correre con pneumatici stradali. Le gomme da competizione non si scaldano se il pilota non percorre un tratto di strada (breve) “zizzagando” qua e là, per altro in prova bisognerebbe arrivare già a gomme calde, ed è impensabile chiedere ad un pilota di sacrificare il primo km di prova per riscaldare le gomme. Alla luce di questa osservazione, si deduce che i piloti scaldino le gomme in trasferimento, quindi sul tratto stradale aperto alla circolazione dei veicoli.
Bisogna però immedesimarsi anche in quelli che i rally non li conoscono o non sanno tutte le modalità e i particolari che ruotano intorno ad essi. Per questo la morale e le norme impongono che quando si riscaldano le gomme non bisogna mettere in pericolo l’incolumità di nessuno e quindi fermarsi se occorre o procedere in modo normale quando magari ci sono auto in avvicinamento . Il pilota da rally, che teppista non è, questo lo sa e nel nostro caso specifico non è detto che Pagnozzi non lo stesse facendo, fatto sta che due carabinieri non sono stati clementi o mentalmente elastici e oltre a comminare 500 € di verbale e 10 punti dalla patente lo hanno privato della vittoria assoluta della gara. Perché poi nonostante il navigatore Abatecola avesse timbrato al C.O. nel suo minuto, la prova partiva con un ritardo la cui causa era stata imputata a Pagnozzi e non all’intervento delle forze dell’ordine. In questo caso il buon senso suggerirebbe che nel caso di intervento di forze dell’ordine o mezzi di soccorso la gara si “congeli” restando così com’è, anche perché a punire Pagnozzi già ci avevano pensato i carabinieri e il tempo imposto del settore parte al momento del timbro al C.O. perché l’orario della partenza in realtà è solo teorico e quindi soggetto a modifiche anche per situazioni analoghe a quella descritta. Detto questo lasciamo ai lettori i commenti augurandoci un rally diverso e gente migliore.
DI COSIMO E IL BRACCIO
Non comune anche la causa che ha portato Tonino Di Cosimo e Paolo Francescucci a chiamarsi fuori dai giochi, quando ormai la seconda posizione assoluta sembrava cosa certa per loro. Anche qui andrebbe fatta una breve osservazione su come purtroppo la cultura delle gare ma anche il buon senso non siano radicati nell’intelletto di tutti. Poco prima della pedana di partenza un’auto stradale è entrata in collisione con la Renault Clio s1600 dell’equipaggio ciociaro. Nonostante la botta accusata alla ruota anteriore SX, inizialmente non sembravano esserci problemi per la Clio s1600, purtroppo dopo quattro prove e ripetute sollecitazioni, durante il trasferimento l’equipaggio ha dovuto ovviare ad un’immediata rottura del braccio anteriore, e nel tentativo di rimediare al danno per poi arrivare almeno in assistenza hanno pagato 12 minuti di ritardo al controllo orario. Problema fortunatamente risolto ma gara compromessa per via dei 2 minuti di penalità. Ritardi e penalità che fanno parte dei rally ma che in realtà, quando sono causati da motivi non ascrivibili alla volontà degli equipaggi, lasciano l’amaro in bocca.
IL PODIO
Dopo questa serie di “cataclismi sportivi e non”, la possibilità del podio si è fatta sempre più lucida per driver che al podio non erano di certo abituati. Addirittura per l’equipaggio secondo classificato, Nicola Dello Russo e Giovanni Carcone, c’era la seria possibilità di agguantare una vittoria con la nuova Mitsubishi di Dello Russo. Infatti prima dell’ultima prova Mario Trotta si trovava ad amministrare solo 1.7” di vantaggio sull’equipaggio Mitsubishi. Ma l’eccezionale sete di vittoria del pilota di Pontecorvo non ha permesso agli inseguitori di spodestarlo dalla testa della gara ereditata, come detto, nel finale. Comunque buon passo in avanti per Dello Russo, in crescita con la nuova vettura. Gabriele Pompili e Dany Moro con una Renault Clio s1600, hanno fatto segnare degli ottimi tempi giungendo sul podio non molto staccati dalla vetta.
La Renault Clio super 1600 di Gabriele Pompili e Dany Moro
Photo credit: Leonardodangelo.com Alfonso De Pierro
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Di seguito le foto dei vincitori di ogni classe
Molica – Pintaudi, vincono la classe R3c e si fermano alla soglia del podio, un quarto assoluto soddisfacente per loro.
Marcoccia – Marcoccia, il cognome è quello buono, poi raddoppiato vale di più. Ottima vittoria nella A7 e splendido piazzamento nell’assoluta.
Sciscione – Girolami, gran successo nella classe più affollata che esista. Per loro anche una meritevole sesta piazza assoluta.
Tiberia – Celli vincolo la A0. Il giovane Vincenzo Tiberia sembra un Mario Trotta “in erba”, con la sua piccola Fiat 600 transita velocissimo in ogni punto e alla fine si regala anche piazzamenti da assoluta.
Del Brocco – Colozzi, su Peugeot 106 N2 dominano la solita “guerra” di classe, e nonostante una penalità di 10″ conservano la leadership fino alla fine.
Turri – Di Sarra vincono in solitaria la Racing Start su Renault New Clio.
Palmieri – Sari vincono la Racing Start Turbo su Peugeot 207.
Aiezza – D’Alonzo. Venanzio Aiezza nell’inusuale veste da pilota trionfa nella classe A5 con una piccola Peugeot 106.
Nafra – Pandozzi, una prova opaca considerando il mezzo, ma alla fine meritevole del successo nella R2b.